Gli abitatori del tempo by Emanuele Severino

Gli abitatori del tempo by Emanuele Severino

autore:Emanuele Severino [Severino, Emanuele]
La lingua: ita
Format: azw3, mobi, epub
editore: BUR
pubblicato: 2017-08-03T22:00:00+00:00


Capitolo terzo

Götterdämmerung (Tre variazioni)

1. Attualismo e «serietà» della storia

Nella Teoria generale dello spirito come atto puro Gentile scrive: «Mirate con fermo occhio a questa vera e concreta realtà che è il pensiero in atto; e la dialetticità del reale vi apparirà evidente e certa come certo ed evidente è a ciascuno di noi l’aver coscienza di ciò che pensa».1 La «dialetticità del reale» è il divenire: per Gentile il divenire è «evidente» e «certo», solo se si considera il pensiero in atto; giacché è appunto il pensiero in atto ad essere il divenire che si presenta come evidente e certo. Nel Sistema di logica come teoria del conoscere2 Gentile riprende questo tema affermando che il concetto del divenire presenta, insieme, una «difficoltà singolare» e un’«estrema facilità»: se in tale concetto il divenire è presupposto come realtà esterna e indipendente dal pensiero, allora tale concetto «non potrà parer mai altro che un’idea confusa, e ogni sua esposizione un semplice esercizio verbalistico. Ma, quando si sia capito che tal concetto può esser pensato soltanto come pensiero del pensiero, come quell’autocoscienza, che salta fuori vigorosa anche dall’avversario e dall’ironista della categoria del divenire, allora nulla più evidente di quell’essere che non è, e di quel non-essere che è, in cui questa categoria consiste».

Ciò significa che se nulla è più evidente del divenire, inteso come pensiero in atto, tuttavia l’intenderlo così è per Gentile l’unico modo di rendere intelligibile quell’unità di essere e di non essere – quell’essere che non è, quel non-essere che è – che il pensiero greco, una volta per tutte nella storia dell’Occidente, ha posto come essenza del divenire. Pertanto, quando scrive che «il divenire non è intelligibile come legge della realtà se non quando la realtà si sia immedesimata col pensiero»,3 Gentile non abbandona e non può abbandonare il contenuto (cioè l’unità di essere e non essere) che a tale legge il pensiero greco ha assegnato una volta per tutte, ma abbandona ciò che nel pensiero greco e in ogni prospettiva realistico-naturalistica impedisce a questo contenuto di porsi come legge della realtà e come evidenza originaria. Anche per Platone e Aristotele il divenire è l’evidenza originaria. L’intera civiltà occidentale cresce all’interno della persuasione che il divenire sia l’evidenza originaria. Ma solo un poco alla volta il divenire si libera da ciò che, lungo la storia dell’Occidente, impedisce il divenire, lo rende impossibile e inintelligibile, e che è quindi in contrasto con la sua evidenza originaria. Questo processo di liberazione dell’essenza del divenire è il percorso lungo il quale il nichilismo – cioè la persuasione che il divenire sia l’evidenza originaria – raggiunge la propria coerenza. Nell’attualismo gentiliano la coerenza del nichilismo raggiunge un grado particolarmente avanzato e significativo. È appunto questo grado di coerenza che ora si intende mettere nella luce appropriata.

Una volta affermata l’esistenza del divenire, il divenire è destinato a non rimanere una parte del tutto e cioè è destinato ad essere inteso come il tutto, attraverso la distruzione di ogni immutabile che pretenda di dividersi il tutto col divenire.



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